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Umanizzazione delle cure

Sabato 17 novembre 2024 si è svolto a Brescia un convegno sull’umanizzazione delle cure.

locandina umanizzazione dele cure             

dall’altra parteE’ stato un convegno molto partecipato : docenti universitari con il Rettore, Il Prof Remuzzi del Mario Negri di Bergamo, studenti, le associazioni Aprire e dall’Altra parte che nasce dopo la puntata di Report nel 2007 “Nemesi Medica” che vi suggerisco di rivedere a distanza di 17 anni.   Nemesi Medica – Paolo Barnard GUARDA IL FILMATO

Di seguito l’intervento di Gianfranco Massarelli, presidente dell’associazione Dall’altra Parte.

Carissimi, se oggi siamo qui, è perché un medico, il dottor Gianni Bonadonna, ammalandosi, molti anni fa, dovette, da medico ricercatore tumori, passare dall’Altra Parte e tra gli utenti, farsi curare. Fu lì che, scoprendosi umano, fragile e solo,  si rese conto di quanto, il metodo, i protocolli, il personale e i suoi colleghi, non fossero all’altezza di quella “cura che lui stavolta malato”, si sarebbe aspettato. Vivendo l’esperienza, sorprendentemente capì quanto l’umanizzazionedell’evento che l’aveva travolto fosse indispensabile e successivamente impegnò il resto della sua vita per realizzarlo sino a permettere al sottoscritto e a noi dell’Altra Parte, di prendere il testimone e arrivare sin qui.

Negli anni poi il fatto capitò anche ad altri colleghi e le esperienze di umanizzazione sono aumentate dentro gli ospedali, un po’ in tutto il Paese. Ciononostante, la prima e più importante domanda resta: perché per capire il dolore e la sofferenza è necessario passare attraverso l’esperienza delle cure? E ancora: è necessario conoscere, dal di dentro, fragilità e solitudini? Perché siamo umani? Abbiamo bisogno di esperienza? Perché avere a che fare ogni giorno con il dolore e la malattia, disumanizza?  il non farsi coinvolgere, aiuta? Perché, concentrati sul nostro Io è difficile farsi prossimi a chi ci sta vicino?

Non sono domande da poco, né mancano al riguardo esperienze e letteratura, ma a questo, è certo, dobbiamo trovare risposte, ed è la crisi del Sistema Sanitario nel suo complesso ad imporcelo.

La mia esperienza

Per come la vedo io che sono cronico, malattia di Crohn e quindi da cinquant’anni frequentatore di ospedali mio malgrado, dovremmo riflettere seriamente su alcune problematiche che apparentemente diverse tra loro, invece convergono e creano seri ostacoli al dispiegarsi dell’umanizzazione delle cure tra i pazienti, negli ambulatori e nei reparti.

La prima, grande come una casa, è che generalmente non siamo attrezzati culturalmente per affrontare la malattia e il dolore.

Non lo siamo noi attempati che ne abbiamo viste e provate di tutti i colori, ne lo siete voi ragazzi che al momento, giovani ed esuberanti, nemmeno ci pensate.

Incapaci di accettare la nostra decadenza e le sue conseguenze, ci ritroviamo impreparati, sia quando siamo pazienti, sia quando, prossimi, ci prendiamo cura di chi ne ha bisogno.

Si tratta, laici o credenti che dir si crede, di un problema ormai non rinviabile, che dovremmo e potremmo far diventare una grande opportunità se lo affrontassimo insieme con un approccio non solo filosofico, ma anche con quella complementarietà che l’argomento richiede.

Il progetto

Insieme. Medici, infermieri, operatori sanitari e nelle università iniziando dalle matricole  sino ai specializzandi. Inserendo nel corso di studi quelle materie che ci aiutino a capire la posta in gioco che non riguarda solo i pazienti o chi nel bisogno cerca aiuto e solidarieta ma tutta la società. Matricole e studenti, voi ragazzi che siete qui, sarete il servizio sanitario di domani e dipenderà da voi se il sistema resterà un servizio per la comunità a misura di uomo e gratuito così come i legislatori di allora lo avevano pensato e costruito.

 Per contro il Sistema Sanitario attuale rigido, ingessato e sempre più impoverito dalla politica, pare che sia in svendita ai privati e questo non deve accadere. Già provato e vilipeso dalla sua discutibile e deficitaria gestione durante la Pandemia, ha ulteriormente evidenziato quanto non sia in grado di dar risposte concrete all’ormai conclamata emergenza in atto. Certo, è vero, le oasi, i luoghi, le persone dell’accoglienza non mancano, ma l’assenza ormai conclamata quando, non le strutture é certamente quella del personale, i medici e la variegata schiera di operatori sanitari necessari a far funzionare uno dei più invidiati Sistemi Sanitari al mondo, che 50 anni fa, era il 1978, avevamo preteso come cittadini e ottenuto. Altra politica, altri personaggi. Come ciò sia stato possibile, quali le persone, le idee e le battaglie che lo pensarono e poi lo costruirono, quali le successive esperienze, andrebbero invece rivisitati e certamente aggiornati.

La proposta

Perché non tentarlo qui nella vostra e nostra Facoltà.

Ecco una piccola proposta che, rilanciata oggi e qui, a me pare più che mai attuale. Se trovasse il vostro entusiasmo e anche la vostra pretesa potrebbe sfociare in quella Cattedra in Umanità che costruita per esaltare i temi di allora, potrebbe concretizzare con la vostra diretta e concreta partecipazione, luoghi di studio e di ricerca, che arricchirebbero senza dubbio il percorso di Laurea e con le ricadute, io credo, anche il lavoro nelle corsie degli ospedali.

Non si parte da zero. Alcuni anni fa, un gruppo di ricerca condotto dalla Prof.ssa Gabriella Pravettoni dell’IEO in collaborazione con l’Università Statale di Milano istituirono quella “Cattedra di Umanità” che fu una esperienza pilota estremamente positiva.  Nel corso di Medicina si introdussero lo studio di quelle competenze atte a formare medici capaci di ascolto e di relazione con il paziente nella sua dimensione esistenziale, emotiva e sociale.

Un esempio concreto di quanto poi si possa generalizzare negli ospedali lo si può trovare nell’esperienza degli Ospedali di Modena dove il Direttore generale dott. Claudio Vagnini convoca periodicamente i primari per verificare con loro lo stato di accoglienza e di umanizzazione nei reparti.

La sanità pubblica e quella privata

La seconda problematica non è da meno.

Tutti sanno di quanto la Sanità Pubblica stia cambiando e quanto sia il disservizio e il costo che i cittadini, con il passaggio al Privato, sono costretti a pagare. Tutti l’abbiamo sperimentato: la sanità privata non è interessata all’umanizzazione delle cure, ma solo ai profitti. Loro sono un’azienda, uno Stato etico non può esserlo.

La scelta da fare qui è quella di decidere da che parte stare. Il SSN e la salute sono di tutti. Non solo dei ricchi o di chi può permetterselo. Una prova di come la intenda qui da noi la politica, me lo raccontò qualche giorno fa una giovane un’operatrice sanitaria del Privato dicendo di come lo sciopero nazionale voluto dalle sigle operanti nel settore privato organizzato da Cgil-Cisl e Uil (23 settembre u.s.) con al centro i Contratti di Lavoro e gli aggiornamenti salariali fermi da più di un decennio, pur con una larga adesione, fosse stato, a Milano, praticamente oscurato.

Le dissi che per come la vedevo io, se lo Sciopero fosse stato Generale, e se le sigle sindacali avessero coinvolto in quanto utenti tutti i cittadini, la visibilità sarebbe stata garantita e un popolo intero, avrebbe senza dubbio, aderito. Coinvolgere le Università e il grande popolo del Volontariato sarebbe stata la scelta vincente.

I cittadini, il popolo, come lo chiamano i politici, già non ne possono più. Urge mobilitarsi e impersonare, tutti, quel cittadino che facendo onore alle idee di rispetto, pari opportunità, uguaglianza e fraternità scritte nella Costituzione, fa la propria parte.

Questo lo spirito e gli obiettivi che informano la nostra associazione. Miti senza essere vittime. Fiduciosi senza farsi sopraffare. Per un lavoro nei reparti, nei laboratori da non maledire. Partecipativi nelle iniziative per estendere i diritti e per battere logiche partitiche e corporative.

Conclusione

In altre parole, e avviandomi alla conclusione con il terzo e ultimo argomento, pongo una domanda: cosa potremmo fare ancora per il nostro SSN che lentamente ma inevitabilmente sta capitolando?

Innanzitutto dovremmo immaginare come condizionare le scelte politiche in modo che nella gestione e nell’organizzazione del Servizio Sanitario vengano coinvolti chi se ne occupa e chi la sanità la fa nei reparti. E poi, ri-pilotare e qualificare la spesa dove serve, rivedendo ritmi, l’organizzazione nei reparti e l’organico per specialità, aumentando decisamente e là dove ve ne sia il bisogno, certamente il personale.

I problemi della Sanità non sono le liste d’attesa, ma anche le liste d’attesa.

Il bilancio in regione, ricordiamolo, nel 2023 è stato di circa 21 miliardi di cui l’80% alla Sanità, che come sapete da amministrare fan gola un po’ a tutti. Nelle teste di chi fa politica non c’è l’Altro, ma il potere sull’Altro.

Tutto è peggiorato dopo il Covid. Ricordate? Saremo migliori, si diceva. Ripartiremo.  Non siamo diventati migliori, ne siamo ripartiti.

Abbiamo invece bisogno di tutti voi e del vostro entusiasmo.

 Ci servono i cittadini ed insieme, in un lavoro di buona lena e di lungo corso, lavorare ad una Sanità che al centro abbia l’individuo e non il profitto dei soliti e il sacrificio di molti. Necessitiamo di prossimità, essere vicini all’Altro, agli ultimi come spesso sentiamo dire oggi, e in primo luogo esserci, è una scelta laica. Il nostro ruolo, e sto parlando soprattutto a voi ragazzi, è quello di tornare ad essere innanzitutto cittadini.

Per sognare ci vuole coraggio. Riunirsi, ripartire. Questo ci ha insegnato il Covid. Dobbiamo solo farlo, lo stiamo facendo, dobbiamo continuare. Non abbiamo bisogno di eroi. Loro, i colleghi, gli amici, i famigliari che abbiamo perso, non vorrebbero essere ricordati come eroi.

Abbiamo bisogno invece di un nuovo protagonismo da parte di tutti. Insieme, ognuno con il proprio cuore, la propria passione. Il confine da abbattere è quello dell’Io.

Le cure si umanizzano tornando umani, prossimi all’Altro con umana passione, umana alterità, umano sentire e umana condivisione, amando il nostro Paese, chi ci vive, chi soffre, chi ha bisogno di voi.  Sergio Mattarella, il nostro Presidente, in questi ultimi tempi ripete spesso che dobbiamo metterci alla “sbarra”, lavorare duro e guardare lontano.

Tutti, tutti noi. Insieme mi sembra un ottimo programma.

Primi sintomi di polimialgia reumatica

I primi sintomi di polimialgia reumatica compaiono di solito acutamente. Compare dolore e forte impaccio dei muscoli del collo e delle spalle, tanto da non riuscire a sollevare in alto le braccia.

Questi sintomi compaiono in genere in persone anziane e comunque oltre i cinquant’anni, senza preferenza tra uomini e donne. Inoltre, in molti casi, sono colpite anche le anche e la muscolatura delle cosce con una impotenza funzionale tale da invalidare il soggetto. Non è possibile riuscire a pettinarsi, alzare in alto le braccia, alzarsi senza forte dolore quando si è seduti da un po’, anche sul Vater. Ciò risulta umiliante.

In alcuni casi, soprattutto se il dolore dura da alcune settimane, può comparire gonfiore delle mani con forte impaccio e fatica a chiudere i pugni.

I primi sintomi di polimialgia reumatica sono prevalenti al risveglio mattutino, quando il dolore e l’impotenza funzionale sono massimi. Potrebbe esservi anche febbricola e calo di peso.
Molte persone si recano in pronto soccorso, ma potrebbe non essere necessario.

Il proprio medico di famiglia, dopo aver valutato questi sintomi, farà fare dei semplicissimi esami, i cui referti sono disponibili in poco tempo, e dimostreranno elevati livelli di infiammazione. La proteina C è in genere elevata. Quindi é necessario che il malato venga inviato dallo specialista reumatologo. In questo caso non servono ortopedici né fisiatri. Altri esami o radiografie sono solo una perdita di tempo.

Questa malattia viene dominata molto bene dall’impiego di cortisone anche a dosaggi non elevati. L’impiego del prednisone, ad esempio, determina nel volgere di pochi giorni un miglioramento significativo, tanto da ritrovare l’indipendenza perduta. Con il cortisone migliora il dolore e l’impaccio muscolare. Il sonno non è più disturbato dal dolore con conseguente riduzione della stanchezza.

RACCOMANDAZIONI
NB: Iniziare il cortisone solo dopo avere eseguito gli esami ematici perché, altrimenti potrebbero risultare nella norma e non aiutare la diagnosi.

Il cortisone verrà ridotto lentamente, ma progressivamente nel tempo.
NB: non attuare sospensione improvvisa del cortisone e non servono i cicli brevi.

Se tra i primi sintomi di polimialgia reumatica vi fosse un importante mal di testa nella regione delle tempie o un calo della vista improvviso, è necessario rivolgersi urgentemente in pronto soccorso perché potrebbe trattarsi di una arterite temporale di Horton. Questa vasculite potrebbe indurre una cecità improvvisa e necessita di dosi più elevate di cortisone, congiuntamente ad altri immunodepressori.

CURIOSITA’
La causa della polimialgia reumatica è ignota. Talvolta insorge dopo strapazzi fisici, infezioni, fisioterapie o vaccini.

Arterite Temporale

tumefazione dell’arteria temporale

Dr. Roberto Gorla

cortisone

IL CORTISONE

IL CORTISONE è un farmaco necessario per la cura delle artriti e delle connettività autoimmuni.

Regole d’oro per l’impiego del CORTISONE:


1. Assumere il cortisone solo al mattino, durante la colazione, per rispettare il ciclo circadiano dell’ormone
2. Bere molta acqua (meglio dell’acquedotto) e ridurre il consumo di zuccheri
3. Seguire una dieta povera in calorie e ricca in verdure.
4. Mantenersi in movimento (passeggiate, bicicletta, ginnastica in acqua, ecc)

Nelle artriti i cortisonici devono essere impiegati a basso dosaggio (esempio Prednisone – Deltacortene 5 mg/die oppure Medrol o Urbason 4 mg/die).

DELTACORTENE
A questi dosaggi il corticosteroide non induce significativa osteoporosi nè ipertensione ed è ben tollerato a livello gastrico.
Nei diabetici è bene controllare frequentemente la glicemia e gli altri esami consigliati dal diabetologo.
Nei soggetti con glaucoma è bene avvisare l’oculista.
Per la prevenzione dell’osteoporosi che potrebbe insorgere nei trattamenti a lungo termine con il cortisone, viene spesso associata la vitamina D e il calcio (presente nel formaggio grana, latte e acqua dell’acquedotto) e, talvolta, farmaci anti-osteoporosi.

Dr. Roberto Gorla ASST Spedali Civili Brescia

Leflunomide

La Leflunomide (Arava) è un farmaco Immunodepressore impiegato nelle poliartriti reumatoide e psoriasica. Fa parte dei vecchi farmaci anti-reumatici convenzionali.

Questo farmaco viene  prescritto in alternativa al methotrexate (MTX) perché si prescrive quando MTX è inefficace o ha determinato effetti collaterali.

La leflunomide si assume per bocca quotidianamente alla posologia di 20 mg (1 compressa) a stomaco pieno. Necessita di un piano terapeutico stilato dallo specialista reumatologo.

Sono segnalati effetti collaterali, generalmente non gravi e reversibili alla sospensione.
I più frequenti sono: diarrea, aumento della pressione arteriosa e mal di stomaco.

AVVERTENZE PER LA GRAVIDANZA
Leflunomide é un farmaco che potrebbe determinare malformazioni fetali e non va assunto in gravidanza. Rimane nel sangue per molto tempo dopo la sospensione e quindi si può “purificare” dal plasma con Colestiramina. A causa di questo problema, nel casoche la donna desideri una gravidanza, è necessario parlarne allo specialista. 

MONITORAGGIO
E necessario monitorare la funzione epatica ogni 3-4 mesi, eseguendo GOT, GPT ed emocromo completo.
In caso di alterazione delle transaminasi o riduzione dei globuli bianchi o aumento significativo della la pressione arteriosa la Leflunomide va interrotta. Raramente può portare a riduzione del peso corporeo.

CONCLUSIONI
E’ un farmaco oggi poco impiegato. I farmaci biologici sono oggi la vera alternativa al methotrexate perché sono più efficaci e sicuri della Leflunomide.

Dr. Roberto Gorla Reumatologia Spedali Civili Brescia

Plaquenil

Il Plaquenil (idrossiclorochina) è un farmaco anti-malarico ad azione lenta (massima efficacia attesa dopo 4 – 6 mesi di assunzione continuativa).
Viene impiegato alla posologia di 200 – 300 mg/die e viene consigliato nelle forme scarsamente attive di artrite, spesso in associazione al methotrexate.
E’ un farmaco largamente impiegato anche in altre malattie autoimmuni sistemiche (Lupus). Sono state raccolte evidenze a favore della sua possibile protezione cardiovascolare.

Può essere impiegato anche in gravidanza.

Possibili effetti indesiderati

L’intolleranza (orticaria, eritrodermia), seppure rara, è motivo di sospensione precoce del farmaco. Nella maggioranza dei casi è ben tollerato, anche per lunghi periodi di assunzione.
In rari casi può verificarsi una maculopatia (retinica). Si tratta di un effetto indesiderato che si può sviluppare lentamente e insidiosamente, quindi si raccomanda ai pazienti esposti al Plaquenil di eseguire ogni 8-12 mesi una visita oculistica con campimetria. L’eventuale alterazione, se rilevata precocemente, è reversibile e non lascia esiti a lungo termine.

CURIOSITA’: la storia del Plaquenil

chinino

Il precursore del Plaquenil

La quina è una pianta tropicale che in epoca colombiana gli Inca conoscevano bene perché la impiegavano come medicamento di malattie infettive. Gli occidentali estrassero il chinino per impiegarlo nella cura della malaria. Gli olandesi ne ebbero il monopolio per molti anni perché fecero crescere piantagioni di piante della quina nelle loro colonie indonesiane. 

Durante la guerra di secessione americana l’embargo navale imposto agli stati del sud impedì l’approvvigionamento di chinino. La malaria era responsabile di più morti della guerra.

Solo nel corso della seconda guerra mondiale la Bayer tedesca riuscì a sintetizzare la clorochina (molecola sintetica di derivazione dal chinino) che era molto più efficace. Da questa derivò poi l’idrossiclorochina.

I farmaci biologici per le artriti

I farmaci biologici per le artriti sono molecole farmacologiche ideate e poste in commercio  per contrastare i meccanismi immunologici responsabili dell’infiammazione articolare che, siccome persistente provoca il danno articolare.
Essi si impiegano soprattutto nell’artrite reumatoide, nell’artrite psoriasica e nella spondilite.

Tabella 1. Farmaci biologici e tradizionali per la cura dell’Artrite Reumatoide
ATTIVI SUI SINTOMI ANTI-REUMATICI CONVENZIONALI BIOTECNOLOGICI
  Methotrexate Infliximab
Anti-infiammatori non steroidei Leflunomide Etanercept
Cortisonici a basso dosaggio   Anakinra
    Adalimumab
  Idrossiclorochina Rituximab
    Abatacept
    Tocilizumab
Sarilumab
    Golimumab
    Certolizumab
    Tofacitinib, Baricitinib, Filgotinib, Upadacitinib

I farmaci biologici per le artriti sono la grande novità terapeutica degli ultimi 20 anni.
Essi sono sintetizzati in laboratori di biotecnologie di aziende farmaceutiche siccome si tratta di anticorpi, prodotti con biotecnologie, che sono in grado di legare e bloccare la funzione delle proteine infiammatorie. 

La grande efficacia dei farmaci biologici

I farmaci biologici si sono dimostrati in grado, in tempi molto brevi rispetto ai farmaci tradizionali, di indurre un soddisfacente controllo dell’artrite e dell’evoluzione del danno erosivo articolare. Inoltre sono ben tollerati nella maggior parte dei pazienti. Si assumono per via endovenosa, sottocutanea o per bocca e perciò sono dispensati solo negli ospedali.

Importanti norme di sicurezza per il loro impiego

Prima di iniziare i farmaci biologici per le artriti vanno escluse alcune infezioni, ad esempio quella tubercolare e quella da virus B dell’epatite. Per tale motivo lo specialista fa eseguire i seguenti esami:

  • radiografia del torace
  • ricerca nel sangue dei marcatori dei virus B e C dell’epatite
  • quantiferon e radiografia del torace per escludere la tubercolosi

I malati con diagnosi di tumori maligni recenti (non in remissione da più di 5 anni) non dovrebbero assumere questi farmaci, perché si ritiene che possano ridurre le difese anti-tumorali naturali. Inoltre devono essere segnalati allo specialista i sintomi di una qualsiasi infezione perché questi farmaci la potrebbero aggravare a causa della loro azione immunodepressiva. In altre parole, ogni infezione deve essere prontamente curata con antibiotici. Inoltre il farmaco biologico va sospeso fino alla completa guarigione dell’infezione e, in caso di interventi chirurgici, fino a guarigione della ferita.

Nel video seguente presento i vantaggi dell’impiego dei farmaci biosimilari che,  soprattutto per il loro costo ridotto, hanno permesso di curare molti più malati di artrite. 

METHOTREXATE: efficace per la cura delle artriti

Il methotrexate è il farmaco che ha raccolto i maggiori consensi di provata efficacia terapeutica nell’Artrite Reumatoide, nella Psoriasi e nell’Artrite Psoriasica. E’ un vecchio farmaco impiegato in oncologia (a dosaggio elevato) e in reumatologia dagli anni ’80 (a dosaggio basso).

La posologia efficace varia tra 10 e 20 mg/settimana per bocca o per via sottocutanea.
Può essere validamente associato, con incremento di efficacia, alla Idrossiclorochina e ai farmaci biotecnologici.

Non usare methotrexate in gravidanza e in soggetti con epatite

Il farmaco è teratogeno in gravidanza ed è necessario porre in atto una appropriata contraccezione, nelle donne in età fertile, al fine di prevenire il danno embrionale e fetale. Se la donna desiderasse una gravidanza il MTX deve essere sospeso. Dopo 3 cicli mestruali è possibile che resti gravida senza rischi aggiuntivi.

L’assunzione contemporanea di alcoolici o FANS (anti-infiammatori non steroidei) può aumentare il rischio di danno epatitico.
L’epatite (con ipertransaminasemia) è estremamente frequente in soggetti portatori di epatite B (HBsAg) o epatite C (HCV-Ab). In questi pazienti ne è sconsigliato l’impiego.
Esami atti a svelare la presenza di queste epatiti vanno eseguiti prima di iniziare il farmaco.

Effetti collaterali possibili

In taluni pazienti l’intolleranza gastrica del farmaco (nausea e vomito) è frequente. Possono essere impiegati antiemetici se il sintomo è sopportabile, oppure il farmaco va sospeso.
Sono descritte riduzioni dei globuli bianchi o anemia, ma sono molto rari ai dosaggi convenzionali. In questi casi il farmaco va sospeso.
Non induce tumori a lungo termine ed è in genere ben tollerato.

Impiegando questo farmaco fin dalle fasi più precoci di malattia è possibile indurre remissioni anche di lunga durata e modificare il decorso dell’artrite.
E’ generalmente ben tollerato ed è gradita la singola assunzione settimanale. Deve essere associato acido folico.

Utile eseguire eseguire ogni 2-4 mesi il dosaggio delle transaminasi e l’esame emocromo completo.

Artrite Reumatoide VIDEO

Ho pensato di far cosa gradita registrare due video sull’Artrite Reumatoide

I sintomi ed il decorso dell’ artrite reumatoide con i criteri per porre diagnosi sono spiegati nel primo video. Vengono descritti i sintomi e l’evoluzione di questa malattia reumatica.

Nel secondo si parla invece della terapia per indurre la remissione di questa malattia reumatica infiammatoria. Si affrontano le indicazioni di impiego del methotrexate e dei farmaci biotecnologici. Vengono descritti i principali effetti indesiderati dei farmaci anti reumatici.

Video 1 Sintomi e Diagnosi

Video 2. Terapia

Perché in questi due video è contenuto un messaggio di speranza?

Negli anni ’80 e ’90 vedevamo molte persone con i segni invalidanti dell’artrite reumatoide di lunga durata, ma le cose sono poi cambiate.

Da oltre 20 anni, grazie alle campagne di informazione ai medici di famiglia, è stato possibile valutare i malati in fase precoce. Inoltre, sono arrivati in terapia i farmaci biologici. Questi hanno dimostrato una migliore efficacia rispetto alle terapie convenzionali. Tutto ciò ha così permesso di porre diagnosi in fasi precoci e di iniziare terapie in grado di indurre remissione.

La remissione è più facilmente raggiungibile nelle fasi precoci di malattia. Ciò impedisce o rallenta l’evoluzione distruttiva articolare.

Artrite in fase precoce

Video e foto originali del Dr. Roberto Gorla Reumatologia Spedali Civili di Brescia

La soddisfazione di essere medico

Essere medico può essere di grande soddisfazione.

Forse il più grande complimento che ho ricevuto nella mia vita mi è stato fatto quando avevo 44 anni da un uomo di 84 anni. Un giorno, al termine di una delle tante visite, mi ha detto: – Le confido dottore che quando vengo da lei provo la sensazione di tornare da mio padre. Lei mi ascolta, mi capisce e mi sento protetto.
Mi ha fatto pensare, anche se confesso di non aver subito compreso il senso di tale frase.
Ritengo che il ruolo più bello e importante sia fare il padre. Ho quattro figlie e questo ruolo lo conosco bene. Si chiama responsabilità. La responsabilità di dare un esempio affinché loro imparino a costruire un mondo d’amore, solidarietà, prosperità. Ci vuole impegno. Basta fare una scelta consapevole e applicare continuamente tutta la volontà per esserne conseguenti.
Donare sicurezza, piccole certezze, consolazione e di rimando essere amato incondizionatamente, significa essere un buon padre.
Non importa se ero tanto più giovane di quell’uomo che, purtroppo, ci ha lasciati.
Mi vedeva come padre solamente perché avevo agito con lui da medico.
Io voglio essere un medico, per scelta di vita, in ogni momento, senza distinzione tra ruolo pubblico e privato. Mi sforzo di essere un appiglio consolatore per chiunque incontro in affanno per le turbolenze della vita.
Quando una persona si ammala, specie di una malattia cronica dolorosa, riscopre molte paure e incertezze di quando era bambino. La scienza oggi propone terapie, importanti sicuramente, ma esse non sono mai una cura. I farmaci sono uguali per tutti, ma ogni persona è diversa. La diversità dipende in gran parte dal proprio vissuto, dal diverso modo di vivere la propria malattia nel contesto delle proprie abitudini, affetti, autostima.
Un medico che si vuole comportare da padre ascolta il proprio malato con partecipazione ed è capace di compassione. Applica le conoscenze della scienza, ma ne conosce i limiti ed agisce consapevolmente di conseguenza. Dare disponibilità ad essere contattato facilmente e favorire che questa persona si confronti con altre che hanno medesimi problemi può contribuire a ridurre le incertezze e le paure. Confessare di non sapere, ma garantire di fare ogni cosa per meglio capire, è onesto e rassicurante.
Questo vuol dire essere medico, non per diploma, ma per vocazione e impegno a resistere ad un mondo impersonale e complicato che spesso fa vacillare ogni buona volontà.

Per la soddisfazione di essere medico, l’umanizzazione della medicina dovrebbe essere un corso importante degli studi universitari in medicina.

  vi consiglio questa lettura

Io sono la mente e il corpo è il veicolo per portarla in giro
Rita Levi Montalcini

Ho trovato il senso della mia vita aiutando altri a trovare il senso della loro vita
Viktor Frankl

 

La gravidanza nell’artrite

Molte conoscenze sono oggi mutate per quanto concerne la gravidanza nell’artrite.
La gravidanza nell’ artrite reumatoide ha una elevata probabilità di essere un magico periodo senza o con poca artrite (oltre il 70% dei casi). 
Purtroppo si tratta solo di un periodo che generalmente sfuma dopo il parto. Il puerperio rappresenta infatti un momento fortemente a rischio di recidiva dell’artrite perché, spesso, si presenta più “cattiva” (attiva) di quanto non fosse precedentemente la gravidanza.

Nel passato, dopo il parto si determinava spesso la necessità di incrementare la terapia anti-reumatica e quindi di sconsigliare l’allattamento e inibire la lattazione. Inoltre veniva spesso sconsigliato di intraprendere una gravidanza per non interrompere la terapia con i farmaci anti-reumatici potenzialmente dannosi per il feto.

Cosa fare

Tutti siamo concordi sul fatto che la gravidanza vada affrontata in un momento in cui l’artrite sia in remissione o scarsamente attiva. Ciò si realizza, quasi sempre, assumendo farmaci anti-reumatici.
Purtroppo i farmaci più efficaci, utilizzati prima della gravidanza, devono essere sospesi perché teratogeni (possono determinare malformazioni embrionali o fetali). Sia il Methotrexate che l’Arava (due tra i più efficaci farmaci anti-artrite) sono teratogeni e incompatibili con una gravidanza nell’artrite.

I farmaci vietati e quelli possibili

Il methotrexate deve essere sospeso almeno 3 mesi prima di una gravidanza, assumendo quotidianamente acido folico fino alla gravidanza e per tutta la sua durata. 

Leflunomide rimane dosabile nel plasma del soggetto fino a due anni dopo la sospensione del farmaco! Ciò impone che dopo la sospensione di Arava la donna proceda, come da indicazione sul foglio illustrativo del farmaco, a wash-out con Colestiramina.

Per altri farmaci, come Plaquenil, Sandimmun Neoral e Salazopyrin non vi sono evidenze di teratogenicità e possono essere quindi assunti prima della gravidanza. Questi farmaci tuttavia non hanno una significativa efficacia e sono attualmente poco usati per la cura dell’artrite.

Il cortisone, a bassa posologia (deltacortene 5 mg/die) può essere assunto in gravidanza, non raggiunge il feto, perchè non attraversa la placenta che ha sistemi enzimatici per la sua inattivazione.

Gli anti-infiammatori non steroidei dovrebbero essere evitati, almeno per assunzioni di lungo periodo. La Tachipirina (Paracetamolo) può essere utilizzata in gravidanza nei periodi di dolore non tollerato.

I farmaci biologici anti-TNF sono classificati dalla FDA come non teratogeni. Questi hanno una capacità di controllare l’artrite superiore a qualsiasi altro farmaco anti-reumatico.  In particolare esistono studi che dimostrano una sicurezza di impiego accertata in corso di gravidanza per il certolizumab, farmaco anti-TNF-alfa caratterizzato da un trasferimento placentare pressoché trascurabile. Sulla base di questi dati l’Agenzia europea del farmaco (EMA) nel 2018 ha approvato l’indicazione di impiego di certolizumab nelle donne in gravidanza.

Farmaci di più recente impego nell’ambito della cura dell’artrite cronica (apremilast, tofacitinib, baricitinib, upadacitinib, filgotinib) non dispongono di dati clinici che ne consentano l’utilizzo in caso di gravidanza e allattamento.

Scarica opuscolo “pianificazione familiare” della Società Italiana di Reumatologia


Figura 1.Farmaci ammessi e farmaci sconsigliati in gravidanza